lunedì 17 marzo 2008

Train de vie

Uno shtetl, un piccolo villaggio ebreo nell'Europa dell'Est progressivamente invasa dai nazisti. I quali stanno ormai per sopraggiungere. Che fare? Il matto ha un'idea: raccogliere il denaro sufficiente per mettere insieme un treno, travestirsi da nazisti e da deportati e tentare così di passare le linee. L'impresa ha inizio tra consensi e dissensi (nasce persino un'agguerrita cellula comunista). Si beffano i nazisti, si disorientano i partigiani, ci si incontra (sul piano umano) e ci si scontra (su quello musicale) con gli zingari. Finché si giunge in una terra di nessuno. Ma sarà proprio così? Romeno ebreo, Mihaileanu gira un film che non ha dietro le spalle la spinta della Miramax, ma che ben più di La vita è bella meriterebbe l'Oscar. Perché è girato con mano sicura, perché mescola ironia e profonda conoscenza della cultura ebraica, perché ha una musica travolgente, perché ha una prima e una seconda parte che non formano due film ma un tutt'uno.
Il più bel film sulla deportazione...!

mercoledì 12 marzo 2008

A history of violence



Tom Stall è il proprietario di un piccolo ristorante in una cittadina di provincia. Conduce una vita normale con la moglie e i figli fin quando un giorno si difende dall'aggressione di due feroci criminali uccidendo entrambi. La sua immagine finisce su tutti i media e spinge Carl Fogarty, un boss della mafia irlandese di Philadelpia ad andarlo a cercare. L'uomo è sicuro di aver riconosciuto in lui un delinquente che lo ha privato di un occhio e che era molto temuto nell'ambiente per la sua crudeltà. Tom deve difendere la sua famiglia.
Tratto da un fumetto di John Wagner il nuovo film di Cronenberg torna sui territori cari al regista: l'identità, la possibile schizofrenia, il rapporto tra realtà e apparenza. Anche lo stile narrativo gioca su questi elementi, tanto che il film potrebbe essere oggetto di una doppia recensione. Se lo si prende per come appare si tratta di un thriller molto stereotipato con buone dosi di esagerazione narrativa e di umorismo spesso involontario. Se invece lo si legge a partire dalla prima inquadratura si pensa al Cronenberg raffinato intellettuale che opera una rilettura sui generi per svelarne la fragilità e l'ambiguità.

I soliti ignoti



Gassman è Peppe, un pugile balbuziente in disarmo, Mastroianni è Tiberio, che bada al pupo mentre la moglie è in prigione, Salvatori è Mario, perditempo bonaccione che si fa mantenere dalle vecchie zie, Murgia è Ferribotte, siciliano geloso della sorella Carmela (Claudia Cardinale), Pisacane è Capannelle, dalla storica fame arretrata. Poi c'è Totò, il "maestro". Si presenta l'occasione per un colpo facile: scassinare una cassaforte in tutta tranquillità, sfondando un sottile muro che divide un'abitazione privata dal monte dei pegni. La "banda" prepara tutto come ha visto fare nei film, usa tutti i mezzi necessari, riprende persino il luogo del colpo. Alla fine agiscono, aprono porte e sfondano il muro, solo che per un insignificante cambio di mobili si trovano nella cucina dello stesso appartamento. Nel frigorifero c'è pasta e ceci. Siedono al tavolo e... cenano. Monicelli alla regia. Capolavoro per molte ragioni. Il "comico" che diventa "cosa seria", non solo espressione di gag estemporanee o di gestacci scontati e conosciuti. La memoria del cinema rimanda alcune sequenze magnificamente storiche: la lezione di cassaforte di Totò, Gassman balbuziente che conta il tempo e dieci secondi diventano un minuto, il muro interno sfondato per niente. I soliti ignoti rappresenta un "sorriso intelligente".

domenica 9 marzo 2008

Vogliamo vivere

Dopo l'invasione nazista, una compagnia di teatro polacca cerca di mettere in scena il dramma Gestapo, ma viene bloccata dalla censura tedesca. La compagnia, guidata da Josef (Jack Benny) e Maria (Carole Lombard) Tura, ripiega allora sull'Amleto, il cui celebre monologo, To be or no to be - da cui il titolo originale - finisce per divenire lo sfondo di una vorticosa sequela di equivoci e di inganni ai danni dei nazisti, oltre che degli intrighi amorosi della bella Maria. Ritmo travolgente, battute irresistibili, incroci continui tra realtà e palcoscenico, recitazione magistrale sono gli ingredienti di questa feroce satira in cui la vita di teatro finisce per mescolarsi di continuo con le vicende belliche. Lubitsch riesce a sposare la comicità delle situazioni a un messaggio fortemente politico, anche se all'epoca della sua uscita l'utilizzo di un registro lieve e divertente in un'epoca tragica come quella nazista fu giudicato quasi sconveniente.

sabato 8 marzo 2008

La sottile linea rossa


Nel novembre 1942, dopo un idillico intermezzo a contatto con la natura e i nativi della Melanesia, il soldato Witt e un commilitone, disertori (o defilati?), sono riaggregati alla compagnia di fucilieri Charlie, impegnata nella conquista di Guadalcanal, la maggiore delle isole Salomone (Oceania). Le sanguinose fasi dell'attacco a una collina controllata dai giapponesi (70´, quasi la metà del film) e le vicende successive sono narrate attraverso le voci interiori dei protagonisti. Raro, se non unico, film sulla guerra in cui per i primi 40´ non si ode uno sparo e non esistono protagonisti, ma alcuni personaggi un po' più importanti, peraltro incompleti, non sviluppati e lasciati alla deriva che hanno un senso soltanto nel contesto corale: il cap. Staros (E. Koteas), il ten.col. Toll (N. Nolte), il serg. Welsh (S. Penn), il soldato Bell (B. Chaplin). Lo stesso Witt (J. Caveziel), figura irrilevante in Jones, è la voce recitante di un oratorio di argomento metafisico e di tono neoromantico. Malick ha scelto la guerra come la porta attraverso la quale passare per dire qualcosa di radicale sull'estensione dello spettro morale di cui è capace l'uomo e porre alcune domande: perché la guerra? che posto ha l'uomo sulla Terra? che cosa lo spinge alla violenza, a perdere il senso della natura, della pietà, della bellezza? Questo film panteista è una preghiera di fine millennio, una invocazione d'aiuto, “un poema triste, soffocato e malinconico sulle cose della natura e sulla natura delle cose, uomo compreso” (Bruno Fornara).

venerdì 7 marzo 2008

Il grande Lebowsy


Il grande Lebowski è un film dei fratelli Coen del 1998. effrey "Drugo" Lebowski (Jeff Bridges), è un hippie sopravvissuto agli anni sessanta e all'era del flower power e delle proteste contro la guerra del Vietnam. Costantemente vestito con accappatoio, mutandoni, sandali e maglietta, cronicamente pigro, vivacchia senza troppi problemi, tra una partita di bowling con gli amici Walter (John Goodman) e Donny (Steve Buscemi), una fumata di marijuana, dormendo e bevendo grandi quantità di White Russian. A causa di un'omonimia con un ricco magnate, due brutti ceffi gli entrano in casa, lo minacciano e (ciò che è più grave) orinano sul suo tappeto. Questo diventa lo spunto per lo sviluppo di un'intricata serie di vicende che vedranno Drugo invischiato suo malgrado in rapimenti e riscatti, in artisti pazzoidi e giocatori di bowling che credono di essere delle divinità, come Jesus Quintana (John Turturro). Il tutto mescolato in un leggero, ironico e divertente potpourri, con alcune scene entrate nella storia del cinema.

martedì 4 marzo 2008

A qulacuno piace caldo



A qualcuno piace caldo è una commedia in costume diretta da Billy Wilder con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon
La prima parte del film è ambientata nella Chicago del proibizionismo. Joe e Jerry, squattrinati suonatori rispettivamente di sassofono e contrabbasso, vivono suonando nelle orchestre. Rimasti senza lavoro dopo un'irruzione della polizia in uno speak-easy si ritrovano ad essere involontari testimoni della strage di San Valentino del 1929.

Inseguiti dai killer della gang di "Ghette", cercano un modo per sparire dalla circolazione e vengono a sapere di un'orchestra che cerca un sassofono e un contrabbasso per una tournée di due settimane in Florida. Sembra l'ideale, ma l'orchestra è di sole donne; prendono così la decisione di assumere le sembianze di due suonatrici, Josephine e Daphne, e partire in treno con il complesso femminile. Sul treno conoscono le loro colleghe, tra cui Zucchero, suonatrice di ukulele col vizio dell'alcol e in fuga da un amore infelice.

Sia Joe che Jerry vorrebbero corteggiare Zucchero, ma non possono farsi smascherare. Giunti nell'albergo di Miami dove l'orchestra dovrà esibirsi, Joe impersona "Junior", l'annoiato miliardario figlio di un magnate del petrolio, per far breccia nel cuore di Zucchero. Per simulare sfrutta i mezzi di un vero miliardario, Osgood Fielding III, ospite dell'albergo e innamoratosi a prima vista di Daphne, alias Jerry.

Purtroppo nello stesso albergo si tiene un congresso di "amici dell'opera" che è in realtà una copertura per una riunione di clan mafiosi, tra cui il gruppo che dà la caccia ai due testimoni della strage.

Delicatessen


E' un film francese del 1991, diretto dai registi Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro.
I
n un fatiscente edificio, tra gli stravaganti condomini: i fratelli Robert e Roger Kube dediti a fabbricare curiosi souvenir; l'isterica Aurore; la vogliosa Plusse; la famiglia Tapioca, i cui componenti (padre, madre, figli e nonna) sono sempre affamati; lo stralunato Potin, dedito all'allevamento di rane e lumache, la giovane violoncellista Julie con suo padre, il macellaio Clapet, un folle individuo intento ad accumulare mais e lenticchie avuti dai suoi clienti in baratto di carne umana. Vittima predestinata del macellaio è il candido Louison, un clown disoccupato che ha chiesto a questi vitto ed alloggio in cambio di lavori di pulizia e manutenzione. Julie, innamoratasi di Louison, per salvarlo dal suo triste destino, trova aiuto in misteriosi trogloditi vegetariani, una genia di teppisti che vivono nel sottosuolo metropolitano, i quali sperano così di impossessarsi dei legumi del macellaio. Dopo curiosi e grotteschi avvenimenti, questi muore involontariamente per propria mano, dopo aver lanciato un boomerang tagliente contro Louison.

lunedì 3 marzo 2008

Non è un paese per vecchi

Llewelyn Moss trova, in una zona desertica, un camioncino circondato da cadaveri. Il carico è di eroina e in una valigetta ci sono due milioni di dollari. Che fare? Llewelyn è una persona onesta ma quel denaro lo tenta troppo. Decide di tenerselo dando il via a una reazione a catena che neppure il disilluso sceriffo Bell può riuscire ad arginare. Moss deve fuggire, in particolare, le 'attenzioni' di un sanguinario e misterioso inseguitore.
Ispirato al romanzo del Premio Pulitzer Cormac McCarthy il nuovo film dei Coen conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, la coerenza e l'originalità dei due fratelli.
Qui si trova il punto di contatto tra le due letture di un'umanità che cambia. La chiave di volta sta proprio in questa parola: umanità.
A differenza di Tarantino però i Coen non si fermano alla coreografia raffinata della violenza. Non si accontentano di ironizzare. Non gli basta mostrare quanto sono bravi a suscitare il riso dinanzi a un uomo che muore. Non è questo il loro scopo. Ciò che per loro conta è riuscire a mettere in rilievo anche solo una scintilla di umanità in un mondo che sembra governato dalla follia. Riescono a farlo grazie al personaggio dello sceriffo interpretato da Tommy Lee Jones. Osservate la scena finale e vi accorgerete di come i Coen riescano ancora, nonostante le apparenze, a fare un cinema di qualità, spettacolare ma al contempo profondamente 'diverso' e morale.

Andate a vederlo...sono stata incollata alla poltrona con gli occhi sbarrati...tensione a mille!!!

domenica 2 marzo 2008

Beh che dire!!!

Omaggio ad Ale...^_^

Tenenbaum


Royal e Etheline Tenenbaum, newyorkesi dell'upper class, hanno avuto tre figli. Tre bambini prodigio: Chas, piccolo genio della finanza inventore di topi dalmata; Richie, giovane campione di tennis; e Margot, figlia adottiva drammaturga iperdepressa.
Dopo anni di separazione i tre fratelli adulti si ritrovano a fare un tuffo nel passato della grande e colorata casa d'infanzia tra vecchi giochi in scatola e vinili impolverati.
Tutto in questo bizzarro universo isolato dal mondo reale sembra rimasto com'era. Le camerette ospitano ancora giradischi, disegni infantili e tende da campeggio. I tre vestono ancora come una volta: tuta rossa e folto cespuglio di capelli Chas, pelliccia e occhi truccatissimi Margot, tenuta da tennista e occhiali scuri il timido Richie. Ma le loro vite sono cambiate: Chas, in seguito alla perdita della moglie, è diventato un maniaco della sicurezza sua e dei due figli; Margot, con un matrimonio infelice in corso, è altrettanto triste con il suo amante clandestino Eli Cash, vicino dei Tenenbaum con l'unico desiderio di "essere un Tenenbaum". Richie, da sempre segretamente innamorato della sorella adottiva, si è imbarcato dopo aver perso un match decisivo proprio il giorno successivo al matrimonio di Margot.
L'occasione della loro riunione è il ritorno a casa del padre Royal, forse gravemente malato, proprio nel momento in cui la sua ex moglie sta per risposarsi.